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i ministri, compresi quelli che facevano professione d’ateismo avevano piantato gli alberi della libertà sotto i francesi, amavano che si credesse o si fingesse di credere la religione essere non solo sulla bocca, ma anche nel cuore dei cittadini. Solite false apparenze, che non ingannano alcuno, ma infrolliscono e falsano i caratteri!
Ma la Polizia imponendo ai cittadini l’osservanza delle pratiche religiose, non raggiungeva che assai di rado il suo scopo. La borghesia, sopratutto, rimaneva scettica. Non per nulla la Rivoluzione francese aveva soffiato poco prima sull’Italia, nè chi vedeva pubblicamente onorato dal principe lo Sgricci e clandestinamente si deliziava nella lettura del Batacchi, o si ricordava d’essere concittadino di Giovanni Boccaccio o di Pietro Aretino, poteva da un giorno all’altro, in seguito ad un editto dell’illustrissimo signor Presidente del Buon Governo, trasformarsi in credente e buon cristiano e, per soprammercato, cattolico, apostolico e romano. L’Ispettore di Firenze, con rapporto del 31 marzo 1825, si lamentava come nelle trattorie e nei caffè non si facesse caso dei divieti di grasso e si mangiasse, in quaresima, latticini, e il burro si tenesse pubblicamente in mostra. Il suo animo di buon cattolico compassionava tanta gente, che per non saper resistere in un giorno di venerdì di vigilia alle attrattive di una bistecca o d’una costoletta, si metteva fra le gambe la via dell’Inferno. E un buon pezzo di filetto, nei giorni di magro, mangiavano cittadini d’ogni classe, compresi gl’impiegati; la qualcosa riempiva di santa indignazione il petto del nostro poliziotto, anche perchè siffatte violazioni dei precetti religiosi si perpetravano alla luce del sole, specie nei caffè, distinguendosi fra questi pubblici ritrovi votati a Satana il Leone d’Etruria, il via Calzaiuoli, e il Giappone, in piazza del Granduca.
Come al solito, l’inosservanza dei precetti della Chiesa si confondeva coll’assenza della moralità. Cittadini virtuosi, ma colpevoli di non concorrere abbastanza a far ricchi i mercanti luterani delle coste del mare del Nord col consumo di aringhe affumicate, erano denunziati come persone di pessima condotta. La gioventù universitaria, in cui gli