Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
146 |
contessine civette e duchini giuocatori d’azzardo, mariti compiacenti e signore che, pur di avere il palco alla Pergola e una vettura con una bella pariglia al corso delle Cascine, davano ad intendere a vecchi baronetti inglesi e a gottosi principi russi imbottiti di ghinee e di rubli, d’essere innamorate cotte dei loro reumi e delle loro bocche sdentate; dame di distinzione, che pur vivendo separate dal marito, nascondevano le conseguenze delle loro distrazioni di cuore in una villa remota, se non addirittura nel ducato di Lucca; figli di famiglia che facevano grosse vincite senza poterne legittimare la loro condotta al tavolino del giuoco, e nobili dal nome storico che falsificavano cambiali pur di pagare un debito d’onore — strano modo di riparare all’onore — vedrebbero, diciamo tutto questo, e lo vedrebbero con profitto, chè, senza diventare filosofi dalla sera alla mattina, apprenderebbero una verità, che per essere scoperta non aspetta nessun Cristoforo Colombo, cioè, che l’uomo è sempre lo stesso. Gli statuti, le costituzioni, le leggi, la istruzione, la religione, la morale, il clima, le tradizioni, insomma l’ambiente politico, morale e fisico può cucinar l’uomo ora in un modo ora in un altro; ma, a parte la salsa, questo rimane sempre lo stesso.
Nè la corruzione si fermava dinanzi alle porte di coloro che in quel tempo, nella loro qualità di rappresentanti dell’ordine costituito, credevano, o fingevano di credere, che tra le misura di un savio ed onesto reggimento si comprendesse anche quella di rimettere sulla carreggiata le mogli adultere ed i mariti civettoni. Per parecchi anni, due città della Toscana furono teatro di scandali da lupanari, e non da parte degli amministrati, ma da parte di coloro che la fiducia del principe aveva posto al sommo dei pubblici negozî. Oggi, malgrado il tartufismo e la nevrosi dei tempi, bordelli simili a quelli a cui allora impassibilmente assistevano pubblico e governo, sarebbero semplicemente impossibili. Oggi, noi s’è visto uomini di Stato cadere e scomparire dalla scena dinanzi ad una rivelazione della stampa; ma allora, il quarto potere, questa triste invenzione dei tempi moderni era imbavagliato, e se qualche scrittore, sopratutto poeta,