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correre perchè in via economica e tutta prudenziale volesse mettere un riparo a quello sconcio. Nè minore di quella dell’illustrissimo suo superiore fu l’indignazione provata dal nostro poliziotto, il quale incaricato di fare le opportune investigazioni, constatò come si trattasse d’una vera violazione delle leggi della galanteria. Il Mollerus, nientemeno, picchiava di santa ragione la contessa... Picchiare una gran dama, e picchiarla non per gelosia, ma per costringerla a a consegnare le chiavi della cassa!... Ombre di tutti i cavalieri più meno serventi messi in ridicolo dal Parini, nelle vostre fastose tombe, non vi sentite, sotto la parrucca, rizzare i capelli?
Al cavaliere Puccini, a cui, nella sua qualità di ministro della Polizia, incombeva l’obbligo di vegliare sulla moralità dei suoi amministrati, quelle busse per nulla scritte nel codice della galanteria, fecero davvero rizzare i capelli, e non istette molto a deliberare per punire il colpevole, che nato nel paese della nebbia, delle ranocchie e del formaggio, era venuto a Firenze, sotto il cielo azzurro d’Italia, a discreditare coi suoi modi da mercante di coloniali la nobile istituzione del cavalier-servente! Il Presidente del Buon Governo, tacendo affatto sul romanzo, ma ricordandosi soltanto che il Mollerus nella sua qualità di straniero non aveva le carte di soggiorno in regola, gli fece intimare dal Commissario del quartiere di Santa Croce (egli abitava in Borgo degli Albizzi) che nel termine di tre giorni sfrattasse da Firenze e dal Granducato.
Il Mollerus, dinanzi a quell’ordine che aveva l’aria d’un fulmine a ciel sereno, dapprima trasecolò, poi protestò, strillò, tirò in campo i suoi nobili natali, i servizi prestati in diverse Corti, quelli che il padre prestava in quei giorni in Olanda; ricorse anche a un pezzo grosso della aristocrazia fiorentina perchè interponesse i suoi buoni uffici presso il capo della Polizia. Ma questi tenne duro, e il Mollerus, fatte le valigie e preso commiato dalla contessa, lasciò Firenze.
Quel certo Ispettore di cui abbiamo parlato, riferendo al signor Presidente del Buon Governo i particolari della par-