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nulla; imperocchè, dopo d’aver rappresentata per qualche giorno la parte d’Arianna abbandonata, non volle essere più lo zimbello del pubblico e in particolare del suo ex-assistente; e fatti in fretta e in furia i bauli, colla piccola corte vedova del suo capo, partì per Genova, non senza far sapere al signor Mollerus che quando non gli fosse riuscito sgradito, egli avrebbe potuto ritirare dal banco Fenzi il suo solito appuntamento mensile.
Come vede il signor lettore (questa volta ci si permetta di non fare appello alla signora lettrice) il carattere di Monsieur Alphonse non è stato creato da Alessandro Dumas figlio....
Il nostro Monsieur Alphonse, ch’era stucco della sua principessa, augurò alla dama un buon viaggio e un felice soggiorno negli Stati di S. M. il re di Sardegna e corse — non lo diciamo noi, ma lo dice il signor Ispettore — a ritirare dal banco i suoi emolumenti di cavalier servente.... in ritiro.
Tutto ciò è narrato dal nostro poliziotto, senza che la condotta di quel Monsieur Alphonse del 1815 gli strappi una sola parola di biasimo. Il rispettabilissimo funzionario trova anzi naturale che la bella contessa, stanca della sua vedovanza, prenda al suo servizio un nuovo assistente, e se il cuore del poliziotto sente qualche cosa, gli è appunto quando narra la risoluzione presa dalla principessa di non lasciare sul lastrico e senza un soldo in tasca il suo favorito. Egli, uomo di cuore e di gran senso pratico ad un tempo, riconosce che quella Didone abbandonata aveva agito da gran dama.
Anche i poliziotti hanno un cuore!...
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Il Mollerus andò, dunque, a prestare l’opera sua galante di cicisbeo in casa della contessa. Era nel suo diritto e nessuno poteva metterci il dito, nemmeno il marito, che allora, come tutta la rispettabilissima classe a cui aveva