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Colla scorta dei documenti ufficiali, noi possiamo tener dietro, diremmo quasi ora per ora, al lavoro fatto dalla Polizia per evitare lo scontro cavalleresco.

Il 18 febbraio (giorno di sabato) il cavaliere Puccini, dopo d’aver conferito con S. E. il conte Fossombroni e con S. E. don Neri Corsini, chiamato a sè un ispettore di Polizia, gli comunicava come fosse desiderio del Governo quello d’impedire ad ogni costo che il colonnello Pepe e il signor Lamartine scendessero sul terreno.

Già Omero qualche volta dormiva; e per quanto un paragone fra il divino cieco di Grecia e l’oscuro funzionario fiorentino possa sembrare parecchio irriverente a più d’uno dei nostri lettori, specie se nutrito di studi classici, pure siamo costretti ad aggiungere, per non lasciare a mezzo il paragone, che l’Ispettore, come Omero, pagò quel benedetto giorno del 18 febbraio il suo tributo a Morfeo. Difatti, come egli stesso narra in un rapporto al Puccini, raccolte che ebbe le sue informazioni, si formò la convinzione che quel giorno nulla sarebbe avvenuto. Imperocchè, non gli risultava che il colonnello Pepe avesse dato disposizioni per mettersi in viaggio, nè che altrettanto avesse fatto il Lamartine, che i suoi informatori gli dipingevano „sempre molestato da una forte percossa alla gamba, riportata nei giorni precedenti nella circostanza di essere rimasto investito dal calcio d’un cavallo.„

Quanto al Pepe, l’Ispettore ordinava ad un agente del commissariato di Santa Croce — il colonnello napoletano abitava presso un certo Ruggini, in Piazza del Duomo, nello stabile segnato allora col numero 6229 — che lo sorvegliasse, ed ove tentasse d’uscire, glielo impedisse in nome dell’Alta Polizia. Prevedendo poi il caso che il Pepe, non ottemperando all’inibizione, volesse ad ogni modo mettersi in viaggio, ordinava all’agente, che verificandosi tale caso, salisse in vettura con lui e arrivati che fossero insieme alla porta — la Polizia credeva fermamente che il duello avrebbe avuto luogo fuori le mura della città — chiedesse mano forte ai doganieri e ai soldati colà di presidio.

Dati siffatti ordini, che corrispondevano assai poco