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Lo stesso principe di Metternich che allora teneva in pugno i destini dell’Europa, come ora li tiene un altro principe di razza teutonica, non isfuggì alla sorveglianza e ai commenti non sempre lusinghieri della Polizia. Arrivato il gran Cancelliere di S. M. I. e R. a Firenze nell’ottobre del 1838, andò ad alloggiare alla locanda di madama Humbert, sul Lungarno di mezzogiorno. Il suo soggiorno non si segnalò che per la sua spilorceria inaudita. Alla musica della Società Filarmonica che aveva rallegrato i pranzi del più grande puntello della Santa Alleanza, mandò a regalare cinque zecchini, che la Società disdegnosamente rifiutò. Alla stessa polizia codesto rifiuto parve dignitoso. Si vede che quanto a convenienze sociali, ne sapeva un zinzino di più un poliziotto toscano, che non il primo ministro di Sua Maestà Cesarea!
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Da un principe della politica ad un principe del romanzo. Alessandro Dumas padre, che non s’occupò mai di politica per la semplice ragione di non aver mai saputo trovare un ritaglio di tempo per consacrarlo ad essa, arrivò a Firenze, nel giugno del 1835, preceduto dalla fama di persona sospetta e pericolosa. Si vede che la polizia non poteva capacitarsi come un uomo che aveva ordito ne’ suoi drammi e nei suoi romanzi tanti intrighi, tante congiure, narrato tanti regicidi, descritte tante scene rivoluzionarie, non fosse anche lui un Ravaillac o un Jacques Clement, o per lo meno un conte di Cagliostro. Il console toscano di Tolone aveva segnalato la sua partenza da quella città per Livorno, ove appena sbarcato, la Polizia gli mise dietro alle calcagna uno dei suoi soliti bracchi. Questi riferì che il Dumas, poco dopo il suo arrivo, aveva avuto la visita del dott. Guerrazzi. L’autore della Battaglia di Benevento rendeva così omaggio all’autore del Conte di Montecristo; ma il Guerrazzi, come si sa, non era soltanto un romanziere: