Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
A T T O |
A l’apparir de’ cui begl’occhi ardenti,
Si fermano i torrenti,
Fan letitia le valli, e i colli, e i prati:
Nisa, che non è, sol, che di splendore
L’uguagli, e non è fior, che di bellezza
La vinca; hor dunque tu rimanti in pace.
Tir.Vanne lieto, e felice;
Egl’è pur vero, e non lo credo a pena,
Che l’accorto parlar di Coridone
M’hà svegliata la mente, che sopita
E stata in fin ad hor; ma che beltade
E questa? che splendor gli occhi m’abbaglia?
SCENA TERZA.
Mirtilla Ninfa, e Tirsi Pastore.
Mi guidi la mia sorte, io mi raggiro,
Come incantato serpe, che s’affanna
Per non andar là, dove
Magico verso il tira.
Può esser mai, che, se ’l crudel Uranio
Sapesse, come io vivo,
Misera, ò per dir meglio,
Come per lui mi moro,
Mi lasciasse morire? ahi, che se ’l vede
Pur troppo, e non me ’l crede.
Tir.Voglio tentar, se mi vien dato in sorte
Di |