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Q U A R T O. | 38 |
Ch’io disprezzi gli Dei, gli honoro, e colo:
Non lui, che non è Dio. ma chi veggio
Ver me venir sì lieto?
Quest’è’l buon Coridon, che sopra l’uso
Del saper de le selve, i gran segreti
Scorge de l’ampio Cielo; e ben ch’ei sia
Cittadino de i boschi: nondimeno
A gli studi giovevoli s’è dato,
Così del lavorar la terra, come
D’ogni altra cosa, che più a l’huom convenga.
SCENA SECONDA.
Coridone, e Tirsi Pastori.
Tir.O coridon ben venga.
Dove inviato sei?
Cor. Egli è buon pezzo,
Che per cercar de la mia bella Nisa
Da la capanna mia feci partita;
Nisa da Coridone amata tanto,
Quanto da Nisa è Coridone amato.
Tir.Dimmi, chi tanto t’ha tenuto a bada?
Cor.Tu solo.
Tir. E come, s’hora a me ne vieni?
Cor.Sappi, che giunto quì vicino vidi
Opico il saggio, che si stava teco,
E fatto più vicino, intesi come
Tu ragionavi seco, e perche certo
Sono, ch’egli non have per costume
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