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A T T O

Le sue rosate labra, son le fiamme,
Con le quai sempre accende
Ogni più freddo core;
L’eburneo petto, e le mammelle, sono
La sua forte prigione, & egli stesso
Per maggior gloria, e vanto,
De la mia bella Ardelia,
E di lei prigioniero, e da lei vinto.
E di quì nasce, ch’egli
Non hà contra di lei potere alcuno;
Ond’ella lieta vive, & altri ancide;
E de l’altrui martir si gloria, e ride.
Mir.O Mirtilla dolente,
Pur hai di nuovo udito
La cagion del tuo male;
Ma prego il mio dolor, che ’n tanta guerra,
Qualche tregua mi dia, pace non chieggio;
Poi che à misera amante,
Tanto chieder non lice;
Ma voglio farmi ardita,
Per scorrer me stessa;
Il Ciel ti faccia lieto,
O de l’anima mia parte più cara.
Ura.Lieta sarei, se mai non ti vedessi.
Ard.Voglio scoprirmi anch’io,
Per osservar quel, che Mirtilla brama.
Ura.Parmi sentir la voce di colei,
Che tanto amo, & honoro.
Et eccola; O fortunata quando mai


La