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A T T O

D’Amor la face, l’arco, e le saette,
E Venere, e le Gratie, e finalmente
Tutto ’l bel di natura insieme unito;
La bocca dolce, e ’l bel sereno sguardo
Di te mia Filli miri;
E viva poi, se può senza sospiri.
Invidio l’herbe, i sassi, i fior, le frondi,
Che son tocche da lei, & ogn’hor bramo
Cangiarmi in fior, non sol per adornare
Di lei le treccie, o ’l delicato seno:
Ma per pigliar da lei gratia, & odore:
Oh s’io fussi herba, o fosso, che dal suo
Candido piè toccato fussi un giorno,
Vincerei di letitia ogn’altro amante.
E, se fronde venissi,
Che per suo scherzo, e gioco,
Dalla morbida man toccato fussi,
Sarei felice, e fortunato à pieno.
Deh s’io potessi in pianta trasformarmi,
Frondosa sì, ch’ella sprezzando ogn’altra,
Venisse à l’ombra mia per riposarsi,
Io non invidierei
Quel Platano famoso,
Che fece ombra ad Europa, & al gran Giove.
Oh s’io potessi un fonte divenire,
Non perdendo per questo il senso humano,
E che tu Filli mia
Venissi à rinfrescar le belle membra
Ne l’onde mie, la fonte, che Diana


Vede