Il corpo schietto, e di misura honesta;
La gamba dritta, e snella,
Il piè picciolo, e svelto:
Ma che dirò de’ guardi? iquali quanto
Più parchi sono, con maggior possanza
Accendon l’alme di cocente ardore:
Le parole son poi sì accorte, e sagge,
Che sentir non si possono, che ’l core
Preso non resti, e vinto:
Ma dove lascio il riso,
Che qualhor si dimostra
Tra rosate labra
Mi fa vedere in terra il Paradiso?
Onde giudico Ardelia,
Piena sì de beltade;
Ma priva di pietade.
Tir.Voi miserelli amanti giudicate
Non già secondo il vero, ma secondo
Il cieco affetto, ch’a servir v’induce
Crudele, e falsa Ninfa.
Ma poi, che sì cortese
T’hò ritrovato nel farmi sapere
De la tua Ninfa le molte bellezze,
Deh fammi anco palese,
Quando di lei t’innamorasti, e come
Restasti preso à l’amoroso laccio.
Ura.Negar non ti saprei così giusta;
Allhor che noi Pastori,
Nel bel fiorito Aprile,