Mente la mia figura; se non ch’io
Hò gl’occhi, e veggio; e se ben egli ha gl’occhi,
Non ha l’uso de gl’occhi, e in tutto è cieco.
E per tutt’ove il mio celeste foco,
E ’l mio Nettare spargo, il rio sottentra,
E con larve mentite,
Vi mesce il suo veleno, e in dishoneste
Tempre il strugge, e promettendo lunga
Pace, e conforto, gli invaghise prima
Di piacer falso, e poi ch’al suo volere
Gli hà tratti, fra timor, sempre, e fra speme
Gli tiene involti, e di dolor gli pasce,
Poi disperati gli conduce a morte.
Questi è quel crudo di pietà nimico,
Vago sempre di lagrime, e che sempre
Del mal si gode, ov’io del ben mi pasco,
Egli dubbiosa gioia, e dolor certo
Apporta; ed io le mie dolcezze dono
E vere, e certe, e di soave ambrosia
Pasco l’anime in somma io sono Amore,
Et egli un cieco error, che la ragione
Uccide, e lascia al cieco senso il freno.
Ven.O trascuratamente de mortali,
Che quel furor, che non hà fine, ò modo,
Credono Amore. e dovrian pure almeno
Scorger i tuoi seguaci,
Che sono Verità, Prudenza, e Fede,
Timor, Honor, vero contento, e Pace,
Honestate, e fermezza,