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A T T O

E d’una in altra orecchia,
Venga a notizia della mia crudele,
Ed empia Filli. ah perche mia la chiamo?
Poi che non vuole Amor, ch’ella sia mia?
E se per queste selve
Tanto vivrà della mia morte il grido,
Ch’ella l’invidia, i non hò dubbio alcuno,
Che morte non impetri dà begl’occhi
Qualche cortese lagrimetta, ò qualche
Caldo sospir, che fu negato in vita.
Aventurosa Morte,
Poi che tu sola havrai
Quel, che mia viva fè non hebbe mai.



SCENA TERZA.

Filli Ninfa, e Igilio Pastore.


Fill.
H
Or non è questo Igilio? egli è pur desso,

Che vorrà far di quel coltello ignudo?
Udir il voglio attentamente, e insieme
Osservar quel, che d’esseguir dispone.
Igi.Aria, Ciel, Terra, & Acqua,
E voi Lampade eterne
Del giorno, e della notte,
Siate benigni a questa verde pianta,
Acciò che nel suo tronco eternamente
Gli ultimi accenti miei restino impressi.
E voi, versi dolenti,
S’alcun cortese peregrin bramasse
Saper il duro fin della mia vita:
Così fatel palese;


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