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Q U A R T O. 46

SCENA QUARTA.

Ardelia Ninfa.


Ard.
I
L caldo estivo, e la fugace fiera,

M’hà fatta più del solito vermiglia;
E le chiome, che prima erano asciutte,
Humide del sudor si son già fatte,
Et aride le labra; onde fia meglio,
Ch’a questa fonte io mi rinfreschi alquanto,
Ma che veggio? che miro
Nel liquido christallo?
Leggiadra Ninfa, anzi leggiadra Dea,
Salvi la tua beltà mai sempre il Cielo,
Donde cred’io che scendi; i mi t’inchino
Co’l ginocchio, e co’l core,
E per mia Dea t’accetto.
Veggio pur, che cortese al mio saluto,
O rispond’ella, ò di risponder mostra,
E pur com’io move le labra, e ’l capo
China al chinar del mio,
Ma l’armonia non sento
De la sua voce; hor vò tacere, e mentre
Taccio, concedi à me, cortese Diva,
Ch’io senta le tue care, alme parole;
Ohime, s’io taccio, & ella tace, e s’io
Mostro d’haver desio, ch’ella ragioni,
Anch’ella di bramar mostra il medesmo;


G   2      Ahi-