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PROLOGO
VENERE, E AMORE.
Ven.
P
ur m’è stato concesso amato figlioDi ritrovarti; hor dì per qual cagione
Ti partisti di grembo à la tua madre?
Amo.Io certo mi godea dolce riposo
Nel tuo bel sen là sù nel terzo Cielo,
E lieto mi vivea, poi che nel mondo
Lasciato havea foco leggiadro, e santo,
Acciò fusse il mio bene à l’human seme,
A le fiere, a gl’augelli, a i boschi, e a l’onde
Compartito, e diffuso; e mentre intento
Aspettava portarne immensa lode,
In ricompensa da i mortali udij
Dei forsennati amanti;
E le querele, e i pianti.
E perche l’importune, e meste voci
Non turbassero più l’orecchie mie,
Discesi in terra ad acquetar le loro
Vane, e torbide menti.
Ven.O caro figlio,
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