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io sedessi giudice di un uomo che avea tanto naso siccome Ovidio? Mai più. Cercai per un pezzo il Moro Babilonico, ma nessuno men seppe dire. I toscani mi dissero del Moro florajo e del Moro morajolo, moscadello, del moro insipido, del moro pavonazzo, del rossigno, del Moro Romano, del Moro Spagnolo, ma del Babilonico nessuno men diè contezza, e perciò
Claudite jam rivos pueri. con quel che segue.
11.
Nec non arbor adest pharetratæ Persidis olim |
Ecco l’Amygdalus Persica di Linneo. Tutti gli scrittori antichi e moderni, prima di Linneo, chiamarono le Pesche Persicae e Mala Persica, perchè portate dalla Persia in Grecia dopo Alessandro Magno, e di poi in Italia a Roma 30 anni avanti Plinio. È curiosa cosa, che le Pesche in Persia velenose, se stiamo a Columella, perdettero il tossico e diventarono dolci trasferite in Europa. Così i Botanici, discordi in questo dai chimici i quali attribuiscono alla noce del pesco una potenza velenosa di primo rango e in ogni luogo. I più comuni nomi delle Pesche sono le Spiccacciole, Duracine, Gerecoci, Primaticcie, Serotine, le Rosse Bianche della Maddalena, le Biancone, le Moscadella, e le tette di Venere che sono le più dolci e le sugose, la Pesca Noce, la Novellara, ecc.
12.
Et quæ de Armeniis Argeo proxima monti |
L’Armenia ha dato il nome alle Albicocche. Prima di Linneo, e secondo Tournefort, facevano un genere a parte col nome di Armeniaca o Malus Armenica perchè portate a Roma dall’Armenia cent’anni dopo la venuta di Cristo. Nell’Enciclopedia fu ripristinato il genere dell’Armeniaca, e la specie, della Armeniaca vulgaris, comprende, come varietà, tutte le Albicocche coltivate, tanto le ranciate come le rosse. In greco diconsi Bepixoxxa. Le più grosse sono di Germania. La Bericocca è forse quella proveniente dall’Arasse fiume dell’Armenia. Dalla Siria il Censore Lucio Vitellio portò i fichi, regnando Tiberio.