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6.

Pomaque Romanis ne viris apibus ne dicemus
     Non mihi compertum est, Appia nomen habent. (pag. 11)

Gli antichi, c’insegna il Targioni-Tozzetti, davano anche alle Mele i nomi di chi le portava. Perciò vi erano le Mele Claudiane, le Cestiane, le Maniliane, le Quininiane, le Sestiane e le Appiane da Appio che pel primo le portò a Roma, delle poscia anche Appie o Appiole e Appiolone. Le Api non ci han dunque alcun merito; fur dette Appie dal Decemviro Appio Claudio. I poeti ci dicono che Bacco fu il ritrovator delle Mele e che fu uno de’ primi frutti coltivati. Infatti, lasciando stare la Mela del paradiso terrestre, Tibullo ci canta chiaro:

Tunc victus abiere feri, tunc consita Pomus
Tunc bibit irriguas fertilis hortus aquas.

7.

Mox ea quis dederat nomen rosa laeta pudicum
     Et quae cinctutis consita sunt Deciis (pag. 11)

Abbiamo qui altre due specie di Mele. La Mela rosa che i nostri villici appellano pom ròs, e il pomo Decimo da Decio che lo portò a Roma ed è forse quello che volgarmente dicesi Campanino.

8.

Nec desunt proprias quae jam transmissa putentur
     Romam ad delicias regibus Attalicis. (pag. 11)

Qui si allude, in isciarada, alla Pera Bergamotta, la Bergamotte panachée del Duhamel che così la descrive: Pyrus sativa fructu autumnali turbinato, viridi, striis sanguineis distincto. Fu portato a Roma da re Attalo, quello stesso che istituì erede di tutto il suo, indovinate un po’ chi? quel poverello del popolo romano. Attalo, III di questo nome re di Pergamo, fu detto anche Filometore pel grande amore che volle a Stratonica di lui madre; ma si sarebbe anche potuto dirlo il re ortolano o giardiniere perchè tutte le sue cure donò all’orticoltura. Le sue cure maggiori le diede alle piante velenose come l’Elleboro e la Cicuta, impre-