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il libro d'enrico | 93 |
XII.
Delirare, oblïar, amare ancora!
205Ella sognava un genio alato e mesto,
Che la facesse piangere d’amore,
E sul seno immortale indi raccolta,
Se la traesse via pel cielo a volo,
Il perdono di Dio seco pregando.
210Io sognavo una donna che mi amasse
Senz’ali, senz’aureola, e morituro.
E, simili a sonnambuli, andavamo
L’un verso l’altro colle braccia tese;
Il primo tocco ne destò ambedue.
215Aperti gli occhi, mormorai: «perdoni»
Ella cennò del capo e ci partimmo.