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XI.



Diana! Chi è dessa che così mi scrive?
Si dice inglese e d’alta stirpe. È forse
Ecate istessa. Mi rammenta i primi
185Abbandonati amori e di rampogne
Acri mi punge. Povera Miranda!
Lo scritto vien da’ liti di Toscana.
Le sieno miti i flutti e l’aure estive,
E benigne le amiche, a cui nell’ora
190Del tramonto confida in riva al mare
Le ricordanze tenere. Focosa
È questa Diana e molto ingenua, certo
Giovane assai. Vorrei, signora Diana,
Conoscervi; vorrei, quando lo scritto
195Non sia da burla, dirvi che v’illude
Cor giovanile, se vi par felice
Il rannodarsi d’esto fil reciso.

Sarà ancor bella? Le immature forme
Le avran quattr’anni arrotondate, o forse
200Ne chiede il dono a Venere tirrena?
Con quella mano fine, quel sottile
Piè, quello sguardo e la velata voce,
Una regina timida parea.