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74 | miranda |
XXVII.
320Dalle cortine opache un fioco lume
Si diffondea; levissima fragranza,
Qual d’un fior che passò, l’aria serbava;
Nè quasi udii sul morbido tappeto
Il picciol piè venir quand’ella apparve,
325Rosea nel volto, le cineree chiome
A tergo effuse sul velluto nero.
Nel toccar quella mano delicata
Che dalle bianche trine ignuda escìa,
Toccar mi parve l’ombre d’una volta,
330Quando, fanciullo, sulle carte oscure
Io vigilavo de’ poeti antichi,
E dalle smorte pagine sorgea,
Misteriosamente sorridendo.
Qualche fantasma di bellezza molle.
335Da quelle soglie mi partii com’ebbro.
All’onda della gente mi confusi
Per le vie più frequenti. Camminavo
Con la test’alta e rapido. Lo sfarzo