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la lettera 33

310Ma son fugaci ardori onde s’appaga
Per la squisita voluttà, pel verso
Cui delirando crea. L’arte gli è cara,
Ma non n’è tocco il cor. È della mente
Un affetto sottile, arido, altero.
315Solo amor che il divora e che lo sferza
È l’amor di sè stesso. Unico sogno
Che gli turba le notti, anzi l’aurora
A faticar lo trae pallido e smunto,
È il plauso della folla e dei potenti,
320D’ogni capriccio la licenza impune.
Un fantasma di vita oltre la tomba.
Tale è il poeta. Come un re da scena,
Splendido incede tra il fulgor de’ lumi,
Ed or di forti, or d’amorosi accenti
325Empie il teatro, suscitando flutti
Nelle tacite turbe. Indi per l’alta
Notte squallido al volgo si confonde.
Se abbagliar ti potè, povera illusa,
Da solo a sola or qui ti dice: «Guarda,
330Vile tessuto è questo manto, vile
Trastullo da fanciul questa corona;
Le parole magnanime mi spira
Il core no, ma un altro genio. Amarti