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la lettera 25

In aria ergendo fragili edificii
Pei figli nostri e l’avvenire incerto
Foggiamo a posta di speranze care.
130Onde men päurosa da lontano
L’ora ci sembri che di sè deserti
Vi lasci il nostro amor. Ma sperde Iddio
I mortali disegni, e noi, se saggi,
Non raccogliamo le disciolte fila;
135Pur che siate felici abbiale il vento.
In casa di tuo padre io giovinetta
Venni tremando allor che le sue tempie
Varïavano già bianchi capelli;
E tu sai! Pur se penserà il Signore
140Per altra via, mia figlia, benedirti,
Ringrazierò il Signore.»
Fluttuava
Il seno alla fanciulla e per le gote
Fiamme ardenti salian. L’accorta madre
Notollo e proseguì: «Sai che migliora
145La bambina del fabbro? Ora mel disse
Il dottor. Buon dottore! Egli è felice.
Enrico attende in breve che alcun tempo
La sua deserta casa gli rallegri.
Quale amor non gli ha posto e quale orgoglio!