Nel volto del dottor v’era un segreto.
Or quel silenzio subito, quei baci,
Quegl’insoliti sguardi tutti insieme 65Le gridavano al core «Enrico, Enrico!»
Quale dolcezza mai, quale sgomento
Sentirsi dentro a divampar l’amore,
Sentir che il primo e l’ultimo sarebbe,
Ch’era segnata la sua sorte in terra! 70Ella vedeasi avanti il giovinetto
L’ultima volta che dal vecchio zio
Dottore alla città fece ritorno.
Era quel viso pallido, quegli occhi
Non oblïati mai, quella man fredda 75Che un istante di più strinse la sua.
Quel rotto accento di volgar saluto.
E ripensava i dì, l’ore, i momenti
Quando lenta l’avvinse una malia
A cui non die’ il temuto nome, amore. 80Soleva Enrico da città lontana
Venir l’autunno presso il zio. Con festa
Questi accoglieva il prediletto erede,
Orgoglioso del cor, dell’alto ingegno
Ond’era insigne. Il giovane in que’ giorni 85Usava assiduo visitar la casa