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il libro di miranda 207

LXXII.


Ben ferma
Di conoscer, se puossi, la mia sorte,
In biblioteca mi recai. Di fianco
Alla porta è nell’ombra uno scaffale
Paüroso che i brividi mi mette,
Solo a passarvi accanto. Ivi mio padre
I libri d’arte medica raccolse,
Neri volumi, a cui brillano in fronte
Sinistri nomi a gran lettere d’oro.
So che bambina li chiamavo i gufi.
Quegli occhi gialli, immobili, splendenti
Tutti affrontai. Mali del cuore.

Trassi
II volume e sedetti. Ero tranquilla;
O v’era almeno dentro a me uno spirto
Imperioso che domava i miei
Nervi ribelli, e sospingea la mano
Lenta di foglio in foglio e l’occhio acuto.