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alla signora ernestina v. w. 15

escursione. «È assurdo, signore!» rispondeste Voi, e mi lasciaste lì sui due piedi.

Bene, ci ho pensato. Il tèma mi tentava molto e il vostro colpo di spada aveva tagliato meglio ch’io non credessi a prima giunta. Poichè pubblicare tali quali i due manoscritti era cosa da non pensarvi neppure, ed una contraffazione non avrebbe illuso i signori lettori di odorato fine, tanto valeva portarsi apertamente nella regione dell’ideale, affidandosi al verso che ne conosce meglio le vie.

Eccovi il libro. È pallido, pallidissimo, se volete; ma non fu concepito una sera nebbiosa presso alle nevi eterne? Dei due manoscritti non ho lavorato a lume di fantasia che la forma esterna; l’ordito ne lo porto inciso a segni indelebili nella memoria. V’ho aggiunto un preambolo colla onesta intenzione d’informare un poco il lettore dell’argomento, ed una breve chiusa colla intenzione pia di appagarne, per quanto mi è concesso, la curiosità, se gliene avanza dopo tanto cammino. Spero di non ritrovare le