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164 miranda

XLVI.


Anche qui dentro nella chiusa stanza,
Sento sin nelle viscere l’aroma
Degli abeti. Dovunque il guardo io volgo
Dalle finestre, nereggiar li vedo
A selve, a gruppi, or densi ora dispersi.
Come s’aman gli abeti! Cupi, austeri,
Drizzano al ciel la folla delle punte,
Né l’un vêr l’altro piegansi giammai.
Ma giù sotterra le radici snelle
Si cercano, s’abbraccian, s’avviticchiano
Con mille modi insieme avidamente.
Era un giorno così. Noi vivevamo
L’un presso all’altro. Gelido fu il viso,
Gelide e rade furon le parole;
Ma per mille reconditi pensieri
Non detti mai, compresi, eran congiunte
Le nostre vite. Voi felici, abeti!
Dentro convalli occulte senza nome
Dove sole non penetra, protesi