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il libro di miranda 133

XXVI.


Domattina. I bauli accatastati
Son già sulla carrozza. Oggi un viavai
Perpetüo di gente. A congedarsi
Vennero tutti. A me parole allegre,
Ed alla mamma mia brevi susurri,
Mute strette di man. Tace la casa
Finalmente, ed anch’essi i mesti arredi
Dormon di tele candide ravvolti.
Io non posso dormir. Ho acceso il lume,
E scrivo ad ingannar l’ore sì lunghe.
Piove. Com’è della notturna piova
Tenero il mormorio! Parmi che il tetto
Pianga dirotto d’ogni parte e dica:
«Resta qui». Andare o star mi torna uguale.
Veggo davanti a me una grazïosa
Veste succinta, un cappellin piumato,
Ninnoli e borse. Fossi ancor bambina,
Quale allegrezza e quanti peccatucci
Di vanità! Rammento che, una volta,
Sol del cuojo di Russia la fragranza,
Diffondendosi intorno alla vigilia
Delle partenze, il cor m’inebbriava.