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28 | pietrino di montelupo |
scrisse un calmante, e mandò Pietro per esso. In un batter d’occhio il ragazzo fu di ritorno, ma il rimedio non valse a mitigare il male. Lisabetta e la figliuola disperate non sapevano che fare; alcune donne del vicinato a questa notizia erano subito accorse per dare ajuto; Pietro, con le labbra contratte guardava il fanciullo senza proferir parola. Passarono la notte tutti alzati; il ragazzo seduto al capezzale del bambino, ora provava a dargli una cucchiaiata di medicina, ora a mutarlo di positura. Verso la mattina, la povera creatura diventò bianca come un panno, e dibattevasi talmente sul letto che pareva si sentisse soffocare; Pietro lo prese in collo e lo portò verso l’impannata perchè l’aria viva potesse sollevarlo. Le donne vedendo la cosa senza rimedio lo lasciavano fare, e tutte commosse guardavano il ragazzo crudelmente travagliato fra il dolore e la speranza. Ma fu vana ogni cura; alle sei della mattina il bambino spirava in braccio al povero Pietro. Tutti piangevano, egli solo non faceva una lacrima. Lisabetta andò a chiamare il Parroco, il quale studiò di tutto per consolarlo; ma quegli pareva basito dal dolore.
Nella mattinata Pietro uscì, e non tornò fino a sera; la notte stette alzato, benché le donne facessero di tutto per dissuaderlo, e la passò a considerare l’estinta creaturina. Il giorno seguente sì