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ca? O quanto volte l’ho io a dire che al bambino ci penso da me?» «Avresti anche a dire una volta se per mantenerlo tu vuo’ lavorare»! esclamò la madre, «I’ lavorerò sicuro», rispose stizzito il ragazzo, «Benissimo», interruppe il parroco, «quand’è così, vien qua che si discorra. Se lavorerai come dici, la cosa potrebbe accomodarsi, e basta mettersi di proposito, sarai capace col tuo guadagno a campare la creatura. Quanto al lavoro, non manca mai per chi ne ha voglia. Appunto l’altro giorno un contadino mi chiese di un ragazzo fidato per andare a opra, e mi pare che sarebbe affare per te. Ti garberebbe?» «O perchè non m’ha egli a garbare?» «Dunque ci siamo intesi. Non hai da far altro che venir da me domattina presto, e ti manderò al posto. Or via, dammi la mano; son certo che ti porterai da galantuomo», II ragazzo stese la mano; Lisabetta che gli era accanto, gli fe’ cenno di baciarla, ed egli rosso come il fuoco, obbedì. Il priore allora si alzò, e additando il bambino disse: «che la carità che tu vuoi fare ti torni in tanto bene! Domani intanto me lo porterete a battezzare,» aggiunse volgendosi alla madre; quindi con alcune parole di conforto e di benedizione il parroco uscì. Subito dopo, il ragazzo si mosse per andare a letto. «Dunque domattina vai dal sor Priore, eh Pietro?» prese a dire Lisabetta, «L’ho già detto! non ba-