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na, dice bene: che cosa vuo’ tu fare di codesto figliuolo?» «Tenerlo meco!» rispondeva, «non vedi come mi guarda? Credi tu che non mi riconosca? E’ ride! Oramai tu se’ mio; t’ho trovato io, e con me devi stare...» E accompagnava queste parole dirette al suo protetto con garbi fanciulleschi per farlo ridere. La Maria, vedendo che era fiato gettato, si tacque; e Pietro che tutto intento badava a guidare i passi del bambino, esclamava ad ogni tratto: «ma guardalo, Maria; va quasi da sè; e che gambe dritte ch’egli ha!» Così passò tutta la giornata a trastullare il fanciullo, e le donne lo lasciarono fare senza dirgli altro. Nella serata il buon priore capitò sull’uscio della vedova, la quale insieme con la figliuola diceva sommessamente il rosario; Pietro, seduto al focolare, teneva il fanciullo sulle ginocchia, «Buona sera, Lisabetta», disse il parroco dolcemente, «qui si fa del bene!» E rivolgendosi poi al ragazzo che si era alzato; «ah sei tu, Pietro!» soggiunse, «Non ti riconoscevo col figliuolo in collo!» Le donne sorrisero; Pietro si fece rosso, e capì subito che il priore era al fatto di tutto. «Senti, ragazzo mio», riprendeva mettendosi a sedere, «tua madre mi ha raccontato ogni cosa; ed io sono venuto per ragionare teco di quest’affare. Ma prima, dammi cotesto bambino, che lo veda bene!» Pietro glie lo porse, ed il parroco se lo