Lisabetta ricordava questo fatto, si era avvicinata al figliuolo, e chinandosi disse: «fammi vedere questa creatura; la mi pare divezzata!» «Oh, sarebbe meglio che gli daste un po’ di minestra; non vedete, poverino, e’ piagne. Via, spicciatevi.» «Lisabetta ne levò dalla pentola due cucchiaiate, e si mosse verso il bambino, «Lasciate fare a me», disse il ragazzo prendendole di mano la scodella, e con garbo quasi materno cominciò ad imboccarlo, «Per dire il vero gli è bellino come un amore,» diceva la vedova guardandolo mentre mangiava. «I’lo credo io, gli è bello sicuro! Dico che in Monte Lupo non vi sia l’uguale!» «E che begli occhi celesti, e che capelli riccioluti! Ha un bocchino poi, che paro un boccio di rosa!» esclamava Maria mirandolo incantata. Pietro pareva contento delle lodi prodigate al suo piccino, e un sorriso di compiacenza gli sfiorava le labbra. «Domani,» prese a dire Lisabetta, «anderemo ad avvertire il pretore; e se non si ritroveranno i genitori, pur troppo bisognerà mandare agl’Innocenti anche questo», «Vi avreste a provare», rispose Pietro sfidandola col suo vivo sguardo, «il bambino è mio, e chi lo toccherà avrà da far con me». «Non ci mancherebbe altro»! esclamò la vedova giungendo le mani; «D’avanzo siamo poveri! Tu, non v’è Cristi che faccia nulla, e a noi meschine, tocca mantenerti; non basta; per di più ci daresti il sopraccarico