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sul davanti o dalle parti, oppure a grossi smerli all’intorno, non tralasciando il cocuzzolo a cui dava forma esagerata e bizzarra. Così a modo dei fanciulli che udendo ripetutamente parlare delle loro qualità buone o cattive, si fanno pregio d’ingrandirle, Pietro avendo in Monte Lupo fama di cervello balzano, ambiva confermare colle sue stramberie l’opinione dei paesani. Quando i soldati facevano quello stradale, Pietro che stava sulle intese del loro arrivo, si partiva ad incontrarli parecchie miglia lontano, e da ragazzo svelto ed intelligente ch’egli era, prestava loro un monte di servigi, contento di mettersi in fila e di marciare al passo allorché batteva il tamburo. Ma oltre a quest’onore, aveva dai soldati la minestra ed il pane, ed a volte gli veniva fatto di buscare da un uffiziale qualche piccola mancia che sempre portava intatta alla Maria, sua sorella, buona e brava ragazza tutta intenta al lavoro e ad alleviare la povera vedova dalle fatiche giornaliere. Difficilmente si accompagnava coi ragazzi del villaggio; solo qualche volta la Domenica giuocava alla ruzzola con essi; ma tutti si mettevano in gran pensiero quando Pietro era della partita, ed esclamavano: «tanto e inutile, lo stregone vince sempre!» Così lo avevano soprannominato i ragazzi di Monte Lupo, a cagione della sua vita stravagante, ed anche perchè aveva gli occhi sì neri e stralunali, che a volte metteva paura.