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CAPITOLO QUINTO




APPLICAZIONI.

I principi in questo lavoro sostenuti devono essere ammessi in generale, come fondamento di una discussione particolareggiata, prima di poterli applicare, con qualche speranza di buon esito, ai vari rami della politica e della morale. Le poche osservazioni che mi propongo di fare su questioni speciali sono destinate a rischiarare i principi piuttosto che a trarne le conseguenze; io non offro tanto delle applicazioni quanto degli esempi di applicazioni, i quali possono servire a gettar maggior luce sul senso e sui limiti delle due massime che sono la base di questo saggio: inoltre, queste applicazioni possono giovare all’equità del giudizio quando non si sappia bene quale delle due massime convenga applicare.

Ecco, intanto, i principi: 1.° l’individuo non è responsabile verso la società delle sue azioni, finchè queste non riguardano se non i suoi personali interessi: — i consigli, l’istruzione, la persuasione, l’isolamento anche, se gli altri credono necessario pel loro bene di ricorrere a quest’ultimo mezzo: — ecco le sole maniere con cui la società può legittimamente dimostrare il suo disgusto o la sua disapprovazione della condotta dell’individuo; 2.° delle azioni ritenute dannose agli interessi altrui, l’individuo è responsabile e può esser sottomesso alle punizioni sociali e legali, se la società giudica le une-o le altre necessarie alla propria protezione.

Anzitutto non è affatto da credere che un danno o il pericolo di un danno fatto agli altrui interessi possa sempre giustificare l’intervento della società: questo è vero solo in certi casi. In un gran numero di casi, un individuo, nel proseguire un legittimo fine cagiona necessariamente, e di conseguenza legittimamente, un danno o un dispiacere ad altri individui, o intercetta un bene che essi potevano ragionevolmente sperare. Tali opposizioni d’interessi tra gli individui derivano spesso da cattive instituzioni, ma sono