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capitolo terzo. | 63 |
sotto il giogo; anche in quello che gli uomini fanno per loro svago, la uniformità è il loro primo pensiero; essi amano in massa, non fanno scelte se non in generale; evitano come un delitto qualunque singolarità di gusto, quantunque, a forza di non seguire la loro natura, essi non abbiano ormai più natura; le loro capacità umane sono inaridite e ridotte a nulla; essi divengono incapaci di provare alcun desiderio vivo, alcun piacere naturale; e non hanno, in generale, nè opinioni ne sentimenti da essi elaborati, ad essi appartenenti. E tutto questo può dunque esser ritenuto una sana condizione delle cose umane?
Sì, seguendo la teoria calvinista. Secondo questa teoria, la colpa capitale dell’uomo è di avere una volontà indipendente; tutto il bene di cui l’umanità è capace è compreso nell’obbedienza. Voi non avete una scelta da fare; dovete agire così e non altrimenti; e tutto quanto non è dovere è peccato. Dappoichè la natura umana è completamente corrotta, non vi è redenzione per alcuno, finch’esso non abbia ucciso in sè la natura umana. Per chi sostiene una simile teoria, non è un male l’annullare tutte le facoltà, le capacità, le sensibilità umane; l’uomo non ha bisogno d’altra capacità fuorché quella di abbandonarsi alla volontà di Dio, e s’egli si serve delle sue facoltà altrimenti che per eseguire in un modo più efficace i decreti di questa supposta volontà sarebbe meglio per lui che non le possedesse. Ecco la teoria del calvinismo; molte persone che non si considerano come calviniste la professano sotto un’altra forma più moderata; il temperamento consiste nel dare una interpretazione meno ascetica alla volontà supposta dell’Altissimo. Si afferma ch’egli vuole che gli uomini soddisfacciano a qualcuno dei loro gusti; non già, certamente, nel modo ch’essi preferirebbero, ma in una maniera obbediente, che è quanto dire nella maniera prescritta dall’autorità, la qual maniera è necessariamente la stessa per tutti.
Sotto una tal forma insidiosa, vi è ora una forte tendenza verso questa angusta teoria della vita e verso questo tipo, ch’essa predica, di carattere umano ristretto ed inflessibile.
Senza dubbio alcuno, molte persone credono sinceramente che gli uomini così torturati e ridotti alla statura di nani, siano quali il loro creatore li ha voluti; proprio come molta gente ha creduto che gli alberi siano molto più belli tagliati a palla o in forme di animali che lasciati nel loro stato naturale. Ma, se fa parte della religione il credere che l’uomo sia stato creato da un essere buono, è in armonia con questa tendenza pensare che questo essere abbia dato le facoltà umane perch’esse siano coltivate e sviluppate, e non perchè le si sradichino o le si distruggano. È ragionevole d’imaginare ch’egli goda, tutte le volte che le sue creature