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capitolo terzo. 61

può produrre e produrrà un giorno. La natura umana non è una macchina che si possa costruire secondo un modello per fare esattamente un’opera designata, ma bensì è un albero che vuol crescere e svilupparsi da tutti i lati seguendo la tendenza delle forze intime che fanno di lui qualcosa di vivente.

Si riconoscerà senza dubbio che e desiderabile per gli uomini ch’essi coltivino la loro intelligenza, e che val meglio seguire coscientemente il costume od anche, all’occasione, coscientemente staccarsene, che non conformarvisi ciecamente e macchinalmente. Si ammette fino ad un certo punto che la nostra intelligenza ci deve appartenere; ma non si ammette altrettanto facilmente che deve accadere lo stesso dei nostri impulsi e dei nostri desideri; si considera quasi come una pericolosa insidia l’avere degli impulsi energici tuttavia i desideri e gl’impulsi fanno parte altrettanto integrante di un essere umano nella sua perfezione, quanto le credenze e le astinenze. Forti eccitamenti non sono pericolosi se non quando non sono equilibrati; quando cioè un complesso di vedute e di tendenze si è energicamente sviluppato mentre altre vedute ed altre tendenze, che dovrebbero farsi sentire a lato delle prime, restano deboli ed inattive. E gli uomini non agiscono già male perchè i loro desideri sono ardenti, ma perchè sono deboli le loro coscienze: anzi non vi è una relazione naturale tra eccitamenti energici e debole coscienza: la relazione naturale è in senso opposto. Dire che i desideri e i sentimenti di una persona sono più vivi e numerosi di quelli d’un’altra è dire semplicemente che la dose di materia bruta della natura umana è, in quella persona, più abbondante; per conseguenza, essa è capace forse di far più male, ma senza dubbio di far più bene. Insomma, gli impulsi potenti rappresentano, sott’altro nome, dell’energia; ecco tutto. L’energia può essere mal impiegata: ma una natura energica può far bene maggiore di una natura indolente ed apatica. Quelli che hanno maggior quantità di sentimenti naturali sono anche quelli in cui i sentimenti, per così dire, artificiali si possono meglio sviluppare. L’ardente sensibilità che rende gl’impulsi personali vivi e potenti è pure la sorgente da cui derivano l’amore più appassionato della virtù, la più rigorosa padronanza di sè; è coltivando questa sensibilità che la società fa il suo dovere e tutela i suoi interessi; non rifiutando la stoffa con cui si fanno gli eroi, giacché essa non è capace di crearli. Si dice di una persona ch’essa ha del carattere, quando i suoi desideri e i suoi impulsi appartengono in tutto a lei sola e sono l’espressione della sua propria natura, così come l’ha sviluppata e modificata la coltura sua propria; un essere che non ha, per proprio conto, desideri nè impulsi, non possiede più carattere di