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capitolo secondo. 55

«Si può permettere di esprimere liberamente qualunque opinione, purchè lo si faccia con moderazione e non si passino i limiti della discussione leale.» Si potrebbe parlare a lungo sulla impossibilità di fissare questi supposti limiti. Non è affatto possibile dire: basta non offendere coloro di cui si oppugna l’opinione, perchè — e l’esperienza lo prova — essi si considereranno come offesi tutte le volte che l’attacco sarà potente, ed accuseranno di mancar di moderazione tutti gli avversari che daran loro da pensare. Ma questa considerazione, per quanto importante sotto l’aspetto pratico, sparisce davanti ad una obbiezione più fondamentale. Senza dubbio alcuno, il modo di proclamare una opinione, anche giusta, può essere molto riprovevole e provocare a giusta ragione una severa censura; ma le principali offese di questo genere sono tali che il più delle volte è impossibile, tranne che per una confessione accidentale, giungere a dimostrarle.

La più grave di queste offese è discutere in una maniera sofistica, sopprimere dei fatti o degli argomenti, esporre inesattamente gli elementi di fatto o snaturare l’opinione avversaria. Ma persone che non sono ritenute e che, sotto molti altri rispetti, non meritano punto d’esser ritenute ignoranti o incompetenti, agiscono a questo modo, magari con la massima gravità, così spesso e con tanta buona fede, che è raramente possibile di potere, in coscienza e con sufficienti ragioni, dichiarare moralmente colpevole una falsa esposizione; e la legge potrebbe tanto meno tentar d’incriminare questo vizio di polemica.

Quanto poi a ciò che s’intende comunemente per discussione intemperante: le invettive, il sarcasmo, le personalita, ecc., ecc., la denuncia di questi modi di procedere meriterebbe più simpatia se si pensasse almeno a proibirli ugualmente alle due parti; invece non si desidera se non restringerne l’uso all’opinione dominante. Che un uomo l’impieghi contro le altre opinioni, ed è sicuro non soltanto di non esser biasimato, ma d’esser anche lodato pel suo onesto zelo e per la sua giusta indignazione. Tuttavia il male che questi mezzi di discussione possono produrre non è mai così grande come quando se ne fa uso contro opinioni relativamente indifese; e l’ingiusto profitto che un’opinione può trarre da questa maniera di affermarsi ridonda quasi unicamente a vantaggio delle opinioni comunemente ammesse.

La peggior offesa di questo genere che in una polemica si possa commettere è di vituperare come uomini pericolosi ed immorali quelli che professano l’opinione contraria alla nostra. Gli uomini che professano un’opinione impopolare sono specialmente esposti a tali calunnie, perchè in generale sono poco numerosi e punto influenti e nessuno s’in-