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capitolo secondo. 51

tere alla prova la massima generale. Ma, prima di decidere quello che sia o non sia la morale cristiana, sarebbe desiderabile di fissare che cosa per morale cristiana s’intenda. Se s’intende la morale del Nuovo Testamento, io mi meraviglio che qualcuno che trae da questo stesso libro la sua dottrina possa supporre che esso sia stato concepito od annunciato come una dottrina completa di morale. L’Evangelo si riferisce sempre ad una morale preesistente, e limita i suoi precetti ai punti particolari in cui questa morale dev’esser corretta o sostituita da un’altra più vasta ed elevata; inoltre, esso si esprime sempre nei termini più generali, che bene spesso non si possono letteralmente interpretare ed hanno il colore della poesia o dell’eloquenza piuttosto che la precisione della legge. Non si è mai potuto estrarne un corpo di dottrina morale, senza aggiungervi il Testamento Vecchio, un sistema cioè elaborato per dire il vero, ma barbaro sotto molti rapporti, e fatto solamente per un popolo barbaro. San Paolo, nemico dichiarato di questa maniera giudaica d’interpretar la dottrina e di compiere lo schizzo dal suo maestro abbozzato, ammette egli pure una morale preesistente, quella dei Greci e dei Romani, e consiglia ai cristiani di venire con essa quasi ad un accomodamento, fino al punto di sanzionare in apparenza la schiavitù. Quel che si chiama morale cristiana, ma che si dovrebbe piuttosto chiamare morale teologica, non è per nulla opera di Cristo nè degli apostoli: essa ha una data più recente, è stata messa gradatamente insieme dalla Chiesa cristiana dei primi cinque secoli; e, sebbene i moderni e i protestanti non l’abbiano implicitamente accettata, pure essi l’hanno modificata meno di quel che si sarebbe poturo aspettarsi. A vero dire, la maggior parte si è contentata di rintracciare le aggiunte che v’erano state fatte nel medio evo, e ciascuna setta le sostituì con aggiunte nuove, più conformi al suo carattere e alle sue tendenze. Io non pretendo punto di negare tutto quello che la specie umana deve a questa morale e a coloro che pei primi la bandirono; ma oso dire però che essa è in molti punti incompleta ed esclusiva e che, se idee e sentimenti ch’essa non sanziona non avessero contribuito alla formazione della vita e del carattere europeo, le cose umane sarebbero ora a ben peggior partito di quel che sono. La così detta morale cristiana ha tutti i caratteri d’una reazione; è in gran parte una protesta contro il paganesimo. Il suo ideale e negativo piuttosto che positivo, passivo piuttosto che attivo, l’innocenza piuttosto che la grandezza, l’astensione dal male piuttosto che l’energica ricerca del bene; nei suoi precetti, come è stato benissimo osservato, il: tu non farai domina eccessivamente sul: tu farai. Nel suo orrore per la sensualita essa ha fatto un idolo dell’ascetismo, e quindi, per un com-