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capitolo secondo. 47

obbligati a concluderne che tutte le sue conseguenze debbano essere salutari.

La necessità di spiegare o di difendere costantemente una verità ajuta così bene a comprenderla in tutta la sua forza, che questo vantaggio, se non supera, per lo meno uguaglia quasi quello del riconoscimento universale di questa verità.

Io confesso che vorrei vedere, là dove un tale vantaggio più non esiste, gl’institutori della specie umana cercare di sostituirlo; io vorrei si creasse qualche mezzo di rendere le difficoltà della questione altrettanto presenti allo spirito degli uomini quanto lo farebbe un avversario bramoso di convertirli.

Ma, in luogo di cercare simili mezzi, essi hanno perduto quelli che avevano in altri tempi: uno di tali mezzi era la dialettica di Socrate, di cui Platone ci dà nei suoi dialoghi degli esempi così magnifici.

Era essenzialmente una discussione negativa delle grandi questioni della filosofia e della vita, condotta con una consumata abilità, che si proponeva di mostrare a un uomo il quale avesse adottato semplicemente i luoghi comuni della opinione ammessa, ch’egli non intendeva il soggetto, che non aveva ancora dato alcun senso definito alle dottrine da lui professate; affinchè, illuminato sulla sua ignoranza, egli potesse cercar di farsi una solida credenza, basata su di una concezione netta e del significato e dell’evidenza delle dottrine. Le dispute delle scuole del medio evo avevano uno scopo press’a poco simile. Si voleva con tal mezzo aver la prova che l’allievo comprendeva l’opinione sua propria e (per una necessaria correlazione) l’opinione opposta, e ch’egli sapeva sostenere i motivi dell’una e confutare quelli dell’altra. Queste ultime dispute avevano, in verità, il difetto irrimediabile di trarre le loro premesse non dalla ragione, bensì dall’autorità: e, come disciplina dello spirito, esse erano sotto tutti i rispetti inferiori alla possente dialettica che formò l’intelligenza dei socratici viri; ma lo spirito moderno deve ad ambedue queste scuole assai più di quello ch’egli generalmente voglia riconoscere, e i diversi modi d’educazione d’oggidì non contengono nulla che possa punto punto sostituirsi all’una o all’altra. Una persona che ha ricevuto tutta la sua coltura dai profèssori o dai libri, anche se sfugge alla tentazione solita di contentarsi d’imparare senza comprendere, non è per nulla obbligata a conoscere tutte e due le faccie d’un soggetto. E rarissimo, anche tra i pensatori, che si conosca a questo punto un argomento in ambedue le sue parti; e la parte più debole di quello che ciascuno dice per difendere la sua opinione è quello ch’esso destina come replica a’ suoi avversari. Oggi è di moda sprezzare la logica negativa, quella