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capitolo secondo. | 41 |
idee, si trovano in questa bizzarra condizione. La loro conclusione può esser vera, ma potrebbe anche esser falsa senza ch’essi lo sospettassero; essi non si sono messi mai nella posizione mentale di quelli che pensano altrimenti da loro e non hanno mai meditato ciò che tali persone avrebbero a dire di conseguenza essi non conoscono, nel vero senso di questa parola, la dottrina che professano; non conoscono le parti della loro dottrina che spiegano e giustificano il resto, le considerazioni che mostrano come due fatti in apparenza contraddittori siano conciliabili, o come di due ragioni che sembrano fortissime ambedue, l’una debba esser preferita all’altra. Tali uomini sono estranei a tutta quella parte di verità che, per uno spirito davvero illuminato, è quella che grava sulla bilancia e decide il giudizio. Del resto, quelli soltanto conoscono realmente che hanno ascoltato le due parti con imparzialità e che si son provati a vederne le ragioni sotto la forma più evidente. Questa disciplina è tanto essenziale ad una giusta comprensione dei soggetti morali ed umani, che, se per le verità importanti non esistono avversari, si devono imaginare e fornir loro gli argomenti più forti che mai possa trovare il più abile «avvocato del diavolo».
Per diminuire la forza di queste considerazioni, forse un nemico della libera discussione dirà: «Non è necessario per l'umanità in generale di conoscere e di comprendere tutto quello che può esser detto pro e contro le sue opinioni dai filosofi e dai teologi; non è indispensabile per la comune degli uomini di poter confutare tutti gli errori e tutti i sofismi d’un abile avversario: basta che vi sia sempre qualcuno capace di rispondere affinchè sia confutato tutto quello che potrebbe ingannare le persone incolte. Gli spiriti ordinari, conoscendo i principi evidenti delle verità ch’essi professano, possono, pel resto, fidarsi dell’autorità; essi non hanno punto e lo sanno bene la scienza e l’ingegno necessari a risolvere tutte le difficoltà che si potrebbero elevare: e la sicurezza che queste possono esser risolte da coloro che se ne occupano di proposito deve bastare alla loro tranquillità.» Anche accordando a questo modo di pensare tutto quello che in suo favore possono domandare coloro a cui non è gran sacrificio credere la verità senza comprenderla perfettamente, i diritti dell’uomo alla libera discussione non ne sono per nulla indeboliti; poichè, secondo questa stessa dottrina, l’umanità dovrebbe avere la ragionevole sicurezza che a tutte le obbiezioni si è risposto in modo soddisfacente. Ora, come si può ad esse rispondere, se non se ne deve parlare? O come si può sapere che la risposta è soddisfacente, se coloro che sollevano obbiezioni non hanno potuto dire che essa non lo era? I filosofi e i teologi che debbono