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capitolo secondo. 33

troppo potente per essere perseguitato con efficacia. Il cristianesimo — nessuna persona ragionevole può dubitarne — avrebbe potuto essere estirpato dall’impero romano; e se esso si diffuse e divenne predominante fu perché le persecuzioni erano solamente accidentali, non duravano che poco tempo, ed erano separate da lunghi intervalli di propaganda, possiamo dire libera. È pura retorica il dire che la verità, unicamente come tale, possiede una forza intima, che l’errore non ha, di prevalere contro le prigioni e il rogo; gli uomini non hanno più zelo per la verità di quello che, spesso, abbiano per l’errore; ed una sufficiente applicazione di penalità legali o anche soltanto sociali riuscirà il più delle volte ad arrestare il propagarsi sia dell’una sia dell’altro. Il vantaggio reale che la verità possiede consiste in questo: che, quando un’opinione è vera, si può ben soffocarla più volte; essa riappare di continuo nel corso dei secoli, fin quando una delle sue riapparizioni cade in un’epoca in cui, per una serie di circostanze favorevoli, essa sfugge alla persecuzione, per tanto tempo almeno, quanto le basti ad acquistare la forza di poterle resistere più tardi.

Ci si dirà che noi ora non condanniamo più a morte quelli che introducono delle nuove opinioni; non siamo come i nostri padri, che massacravano i profeti: anzi, fabbrichiamo loro dei sepolcri. È vero, noi non mettiamo a morte gli eretici, e tutte le pene che il sentimento moderno potrebbe tollerare, anche contro le opinioni più odiose, non basterebbero ad estirparle. Ma non ci lusinghiamo di essere già sfuggiti all’onta della persecuzione legale! La legge permette ancora delle penalità contro le opinioni o per lo meno contro la loro espressione, e l’applicazione di queste penalità non è una cosa talmente senza esempio che si possa far conto con certezza di non vederle mai rivivere in tutto il loro vigore.

L’anno 1857, alle Assise d’estate della Contea di Cornovaglia, un uomo disgraziato ma di condotta irriprovevole, si dice, in tutte le relazioni della vita fu condannato a venti mesi di carcere per aver pronunciato e scritto su di una porta alcune parole offensive pel cristianesimo1. Un mese dopo, a Old-Bailey, due persone in due occasioni separate, furono rifiutate come giurati2 ed una di esse fu grossolanamente insultata dal giudice e da uno degli avvocati, perchè dichiarò onestamente di non aver alcuna fede religiosa. Per la stessa ragione si rifiutò a una terza per-

  1. Tommaso Pooltey, assise di Bodmin, 31 luglio 1857; nel seguente mese di dicembre, ottenne la grazia sovrana.
  2. Giorgio Giacobbe Holyake, 17 agosto 1857; Edoardo Truelowe, luglio 1857.