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GIOVANNI STUART MILL



Giovanni Stuart Mill nacque a Londra nel 1806. Il padre di lui, Giacomo Mill, storico ed economista di qualche valore, scolaro di Bentham ed intimo amico di Ricardo, sottopose il suo promettente ingegno ad un sistema di educazione che ne sviluppò assai per tempo le forze: giovinetto ancora, lo Stuart Mill conosceva perfettamente il latino, il greco, la storia, specialmente antica: dopo alcuni mesi passati nel 1820 in Francia, ritornò in patria, studiò filosofia e giurisprudenza, e ottenne, sotto la dipendenza del padre, un posto negli uffici amministrativi della Compagnia delle Indie, che conservò dal 1823 al 1858. Fu, per qualche anno, membro della Camera dei Comuni, mandatovi dagli elettori di Westminster. Ritiratosi negli ultimi anni ad Avignone in Francia, vi moriva nel 1873.

L’ingegno dello Stuart Mill si esplicò nelle forme più svariate: scrisse di filosofia, seguendo e modificando dapprima l’utilitarismo di Geremia Bentham, poi subendo l’influenza del positivismo di Augusto Comte, col quale egli fu in corrispondenza ed amicizia; pubblicò un Sistema di logica; patrocinò ardentemente quelle riforme agrarie d’Irlanda, di cui già si faceva sentire la necessità.

Ma il maggior titolo di gloria a cui il nome di lui si lega sono, senza dubbio, i suoi scritti in materia di economia politica e di diritto pubblico. Seguace, in economia, della scuola classica, quale in Inghilterra l’avevano costituita Adamo Smith, Malthus, Ricardo, egli si occupò nondimeno con amore di questioni operaje, accettando e svolgendo a questo proposito delle idee prettamente moderne; coi suoi lavori poi sul Governo rappresentativo, sulla Soggezione delle donne e con questo saggio di cui presentiamo una traduzione al lettore italiano, egli prese posto fra i primi pubblicisti d’Europa.

Propugnò la rappresentanza delle minoranze; fu un apostolo intelligente ed appassionato di quel com-