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capitolo secondo. 27

dici della certezza, e giudichiamo senza sentir tutte e due le campane.

Nel nostro secolo, che si è rappresentato come privo di fede ma come pauroso dello scetticismo, poichè gli uomini si sentono assicurati non tanto dalla verità delle loro opinioni quanto dalla loro necessità, i diritti di un’opinione ad esser protetta contro un pubblico assalto riposano sulla sua importanza per la società, piuttosto che sulla sua verità. Vi sono — si va dicendo — certe credenze così utili, per non dire indispensabili al benessere, che i governi hanno dovere di proteggerle quanto di proteggere qualunque altro degli interessi della società. In un caso di necessità così assoluta, che fa parte così evidente del loro dovere, si sostiene che anche qualcosa di meno dell’infallibilità può permettere ai governi ed anche obbligarli ad agire secondo la loro opinione, confermata dall’opinione generale della umanità. Si dice pure spesso, e anche più spesso si pensa questo: nessuno, salvo un uomo vizioso, vorrebbe indebolire tali salutari credenze, e nulla ci può essere di male a raffrenare degli uomini viziosi ed a proibire ciò ch’essi soli vorrebbero fare. Questo modo di pensare fa, della giustificazione delle restrizioni che alla discussione s’impongono, una questione non di verità, ma di utilità, e si lusinga di sottrarsi in questo modo alla responsabilità della pretesa d’essere infallibile. Ma quelli che si contentano di così poco non si accorgono che la pretesa all’infallibilità è semplicemente spostata da un punto ad un altro. L’utilità stessa di una opinione è affare di opinione; essa si presta alla discussione, e la richiede altrettanto che l’opinione stessa.

C’è lo stesso bisogno di un giudice infallibile di opinioni per decidere che una opinione è dannosa, come per decidere ch’essa è falsa, quando l’opinione condannata non abbia tutta la facilità di difendersi. Ed è inutile dire che si può permettere ad un eretico di sostenere l’utilità o l’innocenza della sua opinione, sebbene gli s’impedisca di sostenerne la verità: la verità d’una opinione fa parte della sua utilità: quando noi vogliamo sapere se sia o no desiderabile che un’opinione sia creduta, è mai possibile d’escludere la considerazione della sua verità o della sua falsità?

Nell’opinione, non degli uomini viziosi, ma dei migliori, nessuna credenza contraria alla verità può essere realmente utile; e potete voi impedire a costoro di fare una tale apologia, quando siano perseguitati per aver negato qualche dottrina che loro si dice esser utile, ma ch’essi credono falsa? Quelli che seguono le opinioni già ammesse non trascurano mai di trarre tutto il profitto possibile da questa scusa; voi non li trovate mai a trattare la questione dell’utilità, come se la si potesse separare completamente dalla questione della verità. Al contrario, è sopratutto perchè la