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capitolo primo. 11

zione e sorveglianza — siano poi i mezzi usati vuoi la forza fisica, sotto forma di pene legali, vuoi la coazione morale della pubblica opinione. Ecco un tale principio: il solo fine che permette agli uomini, individualmente o collettivamente, di turbare la libertà d’azione d’alcuno dei loro simili, è la protezione di sè stesso; la sola ragione legittima che possa avere una comunità per far uso della forza contro uno dei suoi membri, è d’impedirgli di nuocere agli altri: ma non è ragione sufficiente il bene, sia fisico, sia morale, di questo individuo.

Un uomo non può, a rigore, essere costretto a fare o ad omettere un’azione, perché ciò sarebbe meglio per lui, o lo renderebbe più felice, o perchè, nell’opinione degli altri, egli farebbe cosa saggia od anche giusta. Tutte queste sono ragioni buone per fargli delle osservazioni, per discutere con lui, per convincerlo o per supplicarlo, ma non per costringerlo o per cagionargli alcun danno, s’egli non se ne cura. Per giustificare questo, occorrerebbe che la condotta da cui si vuole distogliere quest’uomo avesse per effetto di nuocere a qualche altro: la sola parte della condotta d’un individuo, sulla quale la società abbia giurisdizione, è quella che concerne gli altri: per ciò che interessa lui solo, la sua indipendenza e, di diritto, assoluta; su sè stesso, sul proprio corpo e sul proprio spirito, l’individuo è sovrano.

Questa dottrina — è forse appena necessario di accennarlo — non vuol essere applicata se non agli esseri umani nella maturanza delle loro facoltà. Noi non parliamo dei ragazzi nè degli adolescenti d’ambo i sessi che non abbiano raggiunto, secondo la legge, l’età maggiore: quelli che sono ancora in età che richiede le cure altrui, devono essere protetti contro le loro proprie azioni così come contro qualunque pericolo esterno. Per la stessa ragione, noi possiamo lasciar da parte quelle società nascenti in cui la razza stessa può esser considerata come minorenne: le prime difficoltà sulla strada del progresso spontaneo sono così grandi, che ben di rado si ha la scelta dei mezzi di superarle. Così, qualunque sovrano animato da spirito progressivo può bene servirsi di tutti i mezzi per raggiungere uno scopo, che altrimenti, forse, gli sarebbe sfuggito per sempre. Il dispotismo è un modo legittimo di governare quando si tratta con barbari, purchè lo scopo sia il loro miglioramento e i mezzi si giustifichino raggiungendolo sul serio. La libertà, come principio, non si può applicare ad uno stato di cose anteriore al momento in cui la specie umana divien capace di migliorarsi con un’equa e libera discussione: fin là, essa non può sperare che nella cieca obbedienza ad un Akbar o ad un Carlomagno, se ha la fortuna di trovarne. Ma dacchè il genere umano è capace di progredire per mezzo della convinzione o della persuasione (grado che da molto tempo