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114 | la libertà |
mani delle persone interessate; ma oltre a questo dovrebbe esserci in ciascuna divisione degli affari locali una soprintendenza centrale, una diramazione del governo generale. L’organo di questa soprintendenza concentrerebbe come in un faro tutta la varietà d’informazioni e d’esperienza tratta e dalla direzione di questo ramo de’ pubblici affari in tutti i luoghi, e da ciò che accade di analogo nei paesi stranieri e dai principi generali della scienza politica: ad esso dovrebbe spettare il diritto di sapere tutto quello che si fa; suo speciale ufficio sarebbe rendere utile dappertutto l’esperienza acquistata in un luogo. Essendo questo organo al di sopra delle ristrette vedute e dei meschini pregiudizi di una località, per la sua posizione elevata e l’estensione della sua sfera di osservazione, il suo parere avrebbe naturalmente una grande autorità; ma il suo massimo potere dovrebbe, secondo me, limitarsi ad obbligare i funzionari locali a seguire le leggi stabilite dal loro speciale governo. Per tutto ciò che non è previsto da regole generali, questi funzionari dovrebbero essere abbandonati al loro giudizio colla sanzione della responsabilità davanti ai loro mandanti. Della violazione delle regole essi sarebbero responsabili davanti alla legge, e le regole stesse sarebbero stabilite dall’assemblea legislativa l’autorità: centrale amministrativa non farebbe che vegliare alla loro esecuzione; e, se la esecuzione non fosse ciò che dev’essere, l’autorità se ne appellerebbe, secondo i casi, o al tribunale per imporre la legge, o ai corpi elettorali per deporre i funzionari che non l’avessero eseguita secondo il suo spirito. Tale è, nel suo complesso, la sorveglianza centrale che l’Ufficio della legge dei poveri è destinato ad esercitare sugli amministratori della tassa dei poveri in tutti i paesi.
Per quante usurpazioni di potere abbia commesso questo ufficio, ciò era giusto e necessario in tal caso particolare, per tagliar dalle radici degli abusi inveterati in materie che interessano profondamente non solo le località varie, ma tutta la comunità. In fatto; nessun paese ha moralmente il diritto di trasformarsi per la sua cattiva amministrazione in un semenzajo di miserie, che si diffondono necessariamente in altre località e peggiorano la condizione morale e fisica di tutta la comunità operaja. I poteri di coazione amministrativa e di legislazione subordinata che l’ufficio della legge dei poveri possiede (ma che esercita assai debolmente a cagione delle idee dominanti a questo proposito) sebbene perfettamente giusti in un caso d’interesse nazionale di prim’ordine, sarebbero del tutto fuor di posto se si trattasse della sorveglianza d’interessi puramente locali. Ma un organo centrale d’informazioni e di istruzioni per tutte le località sarebbe ugualmente prezioso in tutti i rami dell’amministrazione.