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capitolo quinto. 113

stesso esista a causa del potere collettivo e della importanza dei suoi membri.

Non bisogna dimenticare poi che l’assorbimento di tutti gl’ingegni elevati del paese da parte del corpo che governa e, tosto o tardi, fatale all’attività e al progresso intellettuale di questo corpo stesso. Legato in tutte le sue parti, seguendo un sistema che, come tutti gli altri sistemi, procede quasi sempre dietro regole fisse, il corpo ufficiale è costantemente tentato di addormentarsi in una indolente routine; oppure, se esso esce talvolta da questo eterno circolo, si appassionerà per qualche idea appena sbozzata che sarà andata a genio di qualche membro importante del corpo; e perchè queste tendenze che si toccano da vicino (sebbene sembrino opposte) possano essere tenute in iscacco, perchè tutti gli ingegni che il corpo racchiude si mantengano ad una certa altezza, bisogna che questo corpo sia esposto ad una critica vigile, acuta e che venga da fuori. Perciò è indispensabile che si possano formare degl’ingegni all’infuori dello Stato colle occasioni e l’esperienza necessaria per giudicar sanamente i grandi affari pratici. Se noi vogliamo possedere in perpetuo un corpo di funzionari abili, capace di rendere dei buoni servigi e inoltre tutto un corpo che sappia creare il progresso o disporsi ad adottarlo, se non vogliamo che la nostra burocrazia degeneri in pedantocrazia, occorre che questo corpo non assorba tutte le occupazioni che formano e coltivano le facoltà necessarie pel governo dell’umanità.

Dire dove comincino questi mali così terribili per la libertà e pel progresso umano, o piuttosto dire dove essi comincino a superare il bene che si può attendere dalle forze libere della società sotto i loro capi riconosciuti — assicurare i vantaggi dell’accentramento politico ed intellettuale fin che si può, senza attirare nelle vie ufficiali una troppo gran parte dell’attività generale — è una delle questioni più difficili e complicate nell’arte di governo; è una questione sopratutto di particolari, dove non si possono dare delle regole assolute e dove bisogna tener conto delle più numerose e varie considerazioni. Ma io credo che dal punto di vista pratico il principio della salute, l’ideale da non perdersi di vista, il criterio secondo il quale si debbono giudicare tutti i mutamenti proposti per vincere la difficoltà, si possa esprimere così: la più gran disseminazione di poteri, compatibile coll’azione utile del potere stesso; il massimo accentramento possibile d’informazioni, diffuso poi il più che si può dal centro alla periferia.

Così, dovrebbe esserci nell’amministrazione municipale, come negli Stati della Nuova Inghilterra, una divisione accuratissima tra i diversi funzionarî, scelti per le località, di tutti gli affari che non è più conveniente di lasciar nelle