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110 | la libertà |
discutere; è la principale se non l’unica raccomandazione del giuri (pei casi non politici) delle instituzioni municipali e locali libere e popolari, della direzione delle instituzioni industriali e filantropiche da parte di associazioni volontarie. Queste non sono questioni di libertà e non toccano tale argomento che da lontano; sono questioni di sviluppo. Non tocca a noi d’insistere ora sull’utilità di tutte queste cose come parte dell’educazione nazionale; ma esse in realtà formano l’educazione particolare d’un cittadino, la parte pratica dell’educazione politica di un popolo libero. Esse fanno uscir l’uomo dalla ristretta cerchia in cui lo racchiude il suo egoismo, tutt’al più allargato ai suoi; esse lo avvezzano a comprendere degl’interessi collettivi, a trattare degli affari collettivi, ad agire per motivi pubblici o quasi pubblici ed a lasciarsi guidare nella propria condotta da ragioni che lo avvicinano agli altri in luogo di isolarlo.
Senza questi costumi e queste facoltà non si può nè stabilire nè conservare una libera costituzione, come ci prova troppo spesso la natura transitoria della libertà politica nei paesi dove essa non riposa su di una base sufficiente di libertà locali. La direzione degli affari puramente locali da parte delle località, e la direzione delle grandi imprese industriali da parte della riunione di quelli che volontariamente ne forniscono i fondi si raccomandano inoltre per tutti i vantaggi che noi abbiamo additato come inerenti alla individualità di sviluppo e alla diversità di modo d’agire. Le operazioni del governo tendono dappertutto ad essere le stesse; all’incontro, grazie alle associazioni individuali e spontanee, si fa una immensa e costante varietà di esperienze. Lo Stato può poi essere utile come depositario centrale e distributore attivo dell’esperienza che risulta da numerose prove; il suo incarico è far sì che ogni esperimentatore profitti delle prove altrui, in luogo di non voler vedere che le sue proprie.
L’ultima e più potente ragione per restringere l’intervento del governo, è il male gravíssimo che deriva dall’aumentare senza necessità il suo potere. Ogni funzione aggiunta a quelle che già il governo esercita, diffonde viepiù la sua influenza sui timori e sulle speranze dei cittadini, e trasforma a mano a mano la parte attiva ed ambiziosa del pubblico in parte dipendente dal governo o di qualche partito che aspira a divenir tale. Se le strade, le ferrovie, le banche, le compagnie di assicurazioni, le grandi compagnie per azioni, le università e gl’instituti di beneficenza fossero altrettante branche del governo; se, oltre a ciò, i consigli municipali e locali, con tutte le loro attribuzioni, divenissero altrettanti dipartimenti dell’amministrazione centrale; se gli impiegati di tutte queste im- prese diverse fossero nominati e pagati dal governo, e non