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capitolo quinto. | 105 |
bano apportare molta) pure creano necessariamente una differenza grande nella libertà morale. Una persona è obbligata a ben considerare tutto questo prima di risolversi ad una deliberazione che tanto può colpire gl’interessi d’altri e, se non ha il voluto riguardo a questi interessi, è moralmente responsabile delle conseguenze funeste. Io ho fatto delle osservazioni di una tale evidenza allo scopo di meglio lumeggiare il principio generale della libertà, e non già perché esse siano necessarie in questa questione, la quale anzi si discute sempre come se interesse dei figli fosse tutto, e nulla l’interesse dei genitori.
Io ho già osservato che, in conseguenza della mancanza di principi generali riconosciuti, la libertà è accordata spesso là dove dovrebbe essere rifiutata, e viceversa; e uno dei casi in cui il sentimento di libertà è fortissimo nel moderno mondo europeo, è un caso in cui, a senso mio, esso è completamente fuori di posto. Una persona deve esser libera di fare ciò che le piace negli affari propri; ma non quando essa agisce per conto di un altro, sotto il pretesto che gli affari di quest’altro sono i suoi propri; lo Stato, mentre rispetta la libertà di ciascun individuo in ciò che riguarda l’individuo soltanto, è tenuto a vegliare con cura sul modo con cui questi usa del potere accordatogli su altri individui.
Quest’obbligo è quasi del tutto trascurato nel caso di relazioni di famiglia; un caso che, data la sua influenza diretta sul benessere umano, è più importante di tutti gli altri presi insieme. Non c’è bisogno d’insistere qui sul potere quasi dispotico dei mariti sulle mogli, poichè per distruggere dalla radice questo male non occorrerebbe altro se non accordare alle donne gli stessi diritti e la stessa protezione da parte della legge, che si accorda a qualunque altra persona, e poi perchè, in questo argomento, i difensori dell’ingiustizia regnante non si servono della scusa della libertà, ma si presentano, senza ambagi, come i campioni del potere. Ma è nel caso dei figli che certi concetti di libertà applicati a sproposito sono un ostacolo reale a che lo Stato adempia a’ suoi doveri. Si direbbe quasi che i figli di un uomo sieno letteralmente (e non per metafora) parte di lui stesso, tanto l’opinione è gelosa del minimo intervento della legge tra i ragazzi e l’autorità esclusiva ed assoluta dei genitori. Gli uomini la vedono più di mal occhio della maggior parte delle violazioni della loro propria libertà d’azione: tanto essi danno generalmente più valore al potere che alla libertà. Vedete, per esempio, che cosa accade per l’educazione. Non è, si può dire, evidente che lo Stato dovrebbe esigere da tutti i cittadini, ed anche imporre loro, una certa educazione?
Non di meno tutti temono di riconoscere e di proclamare