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"Dietro quali considerazioni generali, topografiche, economiche, tecniche si debba determinare il luogo o luoghi dove giova incominciare i lavori di costruzione della i. r. strada ferdinandea lombardo-veneta per la maggior utilità pubblica, e per la maggiore utilità degli azionisti che imprendono a costruirla".

In essa dimostrai che l’utilità pubblica, quella degli azionisti, la buona disposizione, la economia, la sollecita esecuzione delle opere, esigevano che i lavori s’incominciassero ad ambi gli estremi, procedendo verso Verona e verso Brescia.

Ed anche questa Memoria e questa stampa, spontanee, per quel poco ardore che aveva d’impegnarmi nell’opera, e singolarmente nella parte lombarda, di cui mi accusa la solita sincerità del dottore Cattaneo.

287.° Parlai indarno: l’avvocato signor Castelli propose al congresso degli azionisti: (Allegato BB2.)

S’incominciassero i lavori esclusivamente da Venezia a Mestre, e da Mestre a Padova; si sospendessero in tutta la parte lombarda;

la mia linea, già approvata da Sua Maestà, fosse sottoposta all’esame di una commissione di cinque per tutta la parte che correva da Brescia a Milano, onde vedessero se si dovesse seguirla, se si dovesse preferire ad essa un’altra per Bergamo e Monza;

la Commissione fosse nominata dalla Direzione entro quindici giorni, contando dal congresso; pronunciasse in quattro mesi, contando dalla nomina.

288.° Da Milano a Monza la linea era già occupata; da Monza a Bergamo vi era una domanda preventiva dei signori Bergamaschi, e questo si sapeva dall’avvocato signor Castelli e da tutti gli altri. La società lombardo-veneta, andando a Milano per Bergamo, oltre tutti gli altri danni, avrebbe avuto dunque anche quello di dover comperare (e chi sa a qual prezzo!) la libertà di passaggio da Bergamo a Milano, che le era stata accordata gratis da Sua Maestà.

Non importa; l’espediente parve opportuno a contentar i Veneti, ed a dar tempo ed anche buone speranze a tutti gli altri collegati, sicché la proposizione Castelli fu accettata da 676 voti, e respinta da 230.

289.° Tutti poi sanno, perchè ormai la cosa appartiene alla fama pubblica,

come il presidente signor Reali proponesse, me presente, nel giorno 31 luglio 1840, ai di lui colleghi di dare ai procuratori dei signori Bergamaschi e consorti dieci nomi, affinchè si scegliessero, fra questi, i cinque che loro fossero più aggraditi, al che i di lui colleghi risposero del no;

in qual modo la Direzione abbia conservato in seguito la sua indipendenza nella nomina della Commissione;

chi abbia in questa nomina influito;

a chi siansi fatti aggradire i nominati;

quali persone rispettabili vi siano state escluse dopo che erano stati invitati ad accettare, dopo che avevano accettato, dopo che la loro accettazione era stata resa pubblica colle stampe, e per domanda di chi siano state escluse;

come i quindici giorni della nomina si siano mutati in quattro mesi;

e come la Commissione, dopo di aver pubblicato il suo voto colle stampe il 20 marzo 1841 abbia atteso sino alla fine di giugno, cioè tre interi mesi, prima di pubblicarne i motivi. (Vedi Gazzetta privilegiata di Milano, N. 173, 22 giugno 1841.)

290.° L’impresa aveva cambiato di scopo e di dominio, appunto come io aveva temuto, e come aveva enunciato (paragrafo 277), e quindi erasi resa, se non impossibile, almenoas-