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"perchè fatto sta che l’ingegnere aveva poco ardore d’impegnarsi nell’opera".
279.° Il conto preventivo della strada di ferro da Milano a Monza, sopra il quale venne accordato il privilegio al nobile signor de Putzer, sommava a lire austriache 1,680,000.
Questo privilegio fu venduto dal nobile signor de Putzer alla ditta Arnstein ed Eskeles di Vienna, e la ditta Arnstein ed Eskeles pose in commercio, per quella strada, 1200 azioni della somma complessiva di lire austriache 3,600,000.
280.° Oltre ciò si erano diffuse, vendendole a grosso aggio, cinque milioni di lire austriache di promesse di azioni per la strada di ferro da Bergamo a Monza, e se ne erano preparate, e diffuse anche in parte, per altri otto milioni di lire austriache per una strada di ferro da Bergamo a Brescia.
281.° La Sovrana risoluzione 29 giugno 1840 rifiutò il privilegio per la strada da Bergamo a Monza, dichiarando che le attuali circostanze non permettevano di accordarlo.
182.° Allora mancò la baldanza della concorrenza di cui si era minacciata la società lombardo-veneta per astringerla alle già esposte trattative; ma sorse più che mai il bisogno di ottenere che il tronco della strada ferdinandea da Brescia a Milano non si facesse, od almeno si sospendesse per guadagnar tempo, utile intanto all’intento maggiore, a quello, o di condurre la società lombardo-veneta per Bergamo e Monza, di persuaderla a permettere che altri vi andasse, rinunciando essa al proprio diritto sulla linea per Treviglio e Chiari; utile ad ogni modo per tentare di riguadagnar quello che si aveva perduto nella strada da Bergamo a Monza, e nel caso più disperato, utile almeno per non esser obbligati a rimborsar subito i premii riscossi nella vendita delle azioni delle due strade da Brescia a Bergamo, da Bergamo a Monza, e per sostenere il credito delle azioni di Monza.
283°. In questo stato di cose e con queste intenzioni vennero in Venezia, al congresso degli azionisti, i signori Bergamaschi ed i loro alleati, ai quali si erano accostati, se non tutti, gran parte degli speculatori che avevano incettato in Vienna molte delle azioni della strada lombardo-veneta (paragrafo 277).
284.° Prima si cercò di farsi forti di nuovi alleati, poi di trovar con questi un mezzo opportuno a soddisfare possibilmente ai desiderii di tutti i collegati.
Per attirare alleati si ricorse all’antica e perenne fonte delle cieche e misere emulazioni italiane tra città e città, tra provincia e provincia.
Si sparse, nulla importare ai Veneti che la parte di strada di ferro percorrente le provincie lombarde si facesse o non si facesse, si facesse piuttosto in una direzione che in un’altra, piuttosto da questi che da quelli.
Ad essi importare che la parte veneta si facesse, e si facesse presto.
Quindi il meglio, pei Veneti, essere che le cose sul Lombardo almeno si sospendessero; così sarebbero i primi ad aver la strada di ferro; così sarebbero per loro i primi vantaggi, tutta l’attività della società, e forse tutti i cinquanta milioni degli azionisti.
Per ciò i loro voti dover essere per quelli che volevano i lavori, intanto, sospesi nella Lombardia, che volevano, in seguito, che l’impresa attuale si fermasse a Brescia, lasciando andar chi più vuole, e come più vuole, da Brescia a Milano.
285.° Questo era rendere impossibile l’impresa, rovinar Veneti e Lombardi, far danno al pubblico ed agli azionisti; ma i pregiudizii e le passioni vedon corto e vanno a caso, e molti voti veneti piegavano ai desiderii di Bergamo.
286.° Allora credetti dover mio di dire sopra ciò la verità al pubblico ed alla società, e stampai una seconda Memoria sotto il titolo: