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Le due carreggiate non occorrono punto: una è sufficiente per un ponte vicino ad una stazione principale; anzi tra due stazioni, tra quella di Mestre e quella di Venezia, sorvegliato anche dalle guardie di finanza e dagli esattori del pedaggio, sicché non vi può esser luogo ad alcun timore d’incontro.
L’altezza del ponte mio basta ad ogni bisogno della Laguna, perchè l’origine, l’imposta degli archi, è già superiore di venti centimetri alla comune, all’alta marea ordinaria; e soddisfa poi ad ogni altro riguardo di economia nella spesa, di facilità di costruzione, di libertà di difesa pel forte di Marghera, di facile ed economico servizio nella stazione di Venezia.
Facendolo più alto e più largo, si accrescerà la spesa di costruzione di un’opera già cara per sè, e si accresceranno le difficoltà di costruzione di un’opera non facile a costruirsi.
La maggior altezza condurrà, o ad avere una salita al ponte nella parte di strada costruita sopra la barena con incomodo di transito, e con aumento di spesa nel transito, o a dover tenere l’argine della strada sopra la barena più alto di quello che io ho proposto, e quindi sarà più difficilmente concesso dal Genio militare al quale copre una parte del terreno sottoposto alle offese del forte di Marghera, e la società avrà una maggiore spesa per poter defilare quell’argine sotto le offese.
Condurrà anche alla necessità, o d’innalzare tutta la superficie della stazione di Venezia molto più di quello che occorre pel progetto mio? o di. avere la strada elevata sopra di un argine in mezzo della stazione, con gravissimo incomodo di tutto il servizio e con notabile aumento di spese.
Così il bel gusto di poter dire di aver manomesso il mio progetto del ponte della Laguna, e di averlo manomesso anche dopo la Sovrana approvazione, procurerà alla società, e quindi al pubblico, che alla fine del conto deve pagar tutto, intanto una maggiore spesa nella costruzione, e dopo, e per sempre, una maggiore difficoltà ed un maggiore dispendio nel servizio della strada.
Ma non importa: siccome si tratta di fare diversamente da quello che io ho proposto, se la cosa fosse giunta in tempo alle orecchie del dottore Cattaneo, avrebbe gridato e stampato subito che ella era una meraviglia, che era proprio l’unico miglioramento che mancava al ponte di Venezia dopo quelli proposti da lui, dopo il faro a gas, e dopo di quella sua famosa stazione in isola per conservare il virginale isolamento di Venezia.
253.° Qui dunque abbiamo una proprietà figlia dell’ignoranza e della menzogna, regalata alla società lombardo-veneta, ed un rifiuto figlio legittimo della menzogna regalato a me, per poi appormi, in virtù di questi due regali, la colpa di aver fatto perdere alla società lombardo-veneta la proprietà del braccio di strada da Monza a Milano;
una accusa di negligenza pel braccio da Treviglio a Bergamo e per la stazione di Milano, mentre i fatti e le cose stampate dal dottore Cattaneo dimostrano che io potrei piuttosto meritarmi, per l’una e per l’altra, una lode di prudenza e di diligenza;
la critica di un libro stampato senza averlo letto, senza saper quello che contiene;
un consiglio pel Dolo, tardo sì, ma affettuoso, raccolto da chi per ismania di far del nuovo e del suo, avrebbe voluto mutar in male la direzione della via da Mestre a Padova; vuol accrescere le spese ed i rischi della società nel ponte di Venezia, e guasta le pendenze della strada, come se le pendenze in una strada di ferro fosser cosa di poco conto e da prendersi con leggerezza.
Certamente che passando dal progetto all’esecuzione di un’opera, l’esperienza ed i